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The dark in the noir

L’alternativa teatrale alle serie tv

Scritto da Chiara Cusani e Giorgia Goldini
Con Ettore Scarpa nei panni di Spencer Adams
Giorgia Goldini nei panni di Liona Mc Kay
Sergio di Gennaro al pianoforte

 

Avevamo Liona Mc Kay: un incredibile personaggio noir in perfetto stile, donna affascinante, severa, algida, dal cuore nero come la pece, l’eroina di Chicago City, una leggenda metropolitana. E poi avevamo Spencer Adamas: lo scrittore rozzo, superficiale, megalomane e ignorante che aveva creato quel personaggio straordinario una sera… per caso… sotto effetto di cannabinoidi. Queste due entità complementari, messe una accanto all’altra, funzionavano alla perfezione, dando un risultato assolutamente esplosivo e mostrando un potenziale letteralmente infinito. Mille erano i modi in cui potevano relazionarsi, amarsi, odiarsi. Mille erano le cose che potevano accadere. Mille i modi di far ridere e incuriosire il pubblico grazie a quel mix di noir, comico e umanità.

 

Già perché, come dice Liona: “al di là di quel colpo di genio Spencer il noir non sa nemmeno cos’è.” Non sa cos’è un alibi, non sa cos’è un movente, continua a costruire storie assurde secondo suoi processi mentali arbitrari, usando parole ridicole che lei, Liona Mc Kay, non userebbe mai, e imponendole gesti goffi e maldestri che lei, Liona Mc Kay, non farebbe fai. Per non parlare del fatto che gira in mutande, non si lava, mangia schifezze di continuo, è sempre in erezione e allunga le mani. Così, mentre Spencer scrive a Liona le storie da vivere e interpretare, lei cerca di procedere costretta a fare tutto ciò che lui decide. Il risultato? Indagini improbabili, situazioni grottesche e continui litigi.

Da qui l’idea di un progetto seriale. Che accadesse però nei teatri.

The dark in the noir è quindi simile a una serie tv perché si sviluppa attraverso personaggi fissi e casi di puntata sempre nuovi ma la sua forma è quella dello spettacolo teatrale dal vivo.  Tra le diverse puntate ci sono alcuni collegamenti, ma per lo più le puntate sono autonome l’una dall’altra: lo spettatore può quindi seguire e capire la singola puntata/spettacolo anche senza aver visto le precedenti.

 

Foto: Fabio Ranieri